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  • Immobile senza accatastamento: è un ostacolo?

    Immobile senza accatastamento: è un ostacolo?

    Nel mercato immobiliare può capitare di imbattersi in immobili privi di accatastamento o con una situazione catastale non aggiornata. Ma cosa significa realmente? E soprattutto: un immobile senza accatastamento rappresenta un ostacolo alla compravendita? La risposta è sì, nella maggior parte dei casi. In questo articolo spieghiamo perché il catasto è così importante, quali sono le conseguenze legali e pratiche di un immobile non accatastato e cosa fare per regolarizzare la situazione.

    Cos’è l’accatastamento di un immobile

    L’accatastamento è la procedura attraverso la quale un immobile viene registrato presso il Catasto dei Fabbricati, con l’attribuzione di una categoria catastale e di una rendita. Questo passaggio è fondamentale per l’identificazione giuridica e fiscale della casa. Senza accatastamento, l’immobile non esiste formalmente agli occhi dell’Agenzia delle Entrate e non può essere oggetto di atti pubblici come compravendite o donazioni.

    Cosa comporta

    Una casa non accatastata non può essere venduta né trasferita a terzi. Il notaio, infatti, non può procedere alla stipula dell’atto se manca l’identificazione catastale. Inoltre, l’assenza di accatastamento impedisce anche l’accesso a finanziamenti, mutui o pratiche edilizie. Dal punto di vista fiscale, l’immobile risulta “invisibile”, ma ciò non esclude eventuali sanzioni per mancata registrazione.

    Quando può accadere

    Le situazioni più comuni in cui la casa può risultare priva di accatastamento sono:

    • fabbricati rurali mai dichiarati al catasto urbano;

    • costruzioni abusive o realizzate senza titolo edilizio;

    • unità immobiliari di nuova costruzione per le quali non è ancora stata presentata la dichiarazione di fine lavori e conseguente accatastamento.

    Come regolarizzare un immobile non accatastato

    La regolarizzazione passa attraverso una dichiarazione di accatastamento presentata da un tecnico abilitato (geometra, architetto, ingegnere) all’Agenzia delle Entrate. In alcuni casi, soprattutto in presenza di difformità edilizie, sarà necessario anche sanare l’immobile dal punto di vista urbanistico prima di poter procedere all’inserimento in catasto. È quindi importante valutare con attenzione tempi, costi e fattibilità della procedura.

    Il ruolo dell’agenzia immobiliare

    Affidarsi a un’agenzia esperta come Immobiliare BRAVA può fare la differenza. Il nostro team è in grado di verificare la situazione catastale e urbanistica dell’immobile, individuare eventuali criticità e accompagnare il cliente nei passaggi necessari alla regolarizzazione, evitando perdite di tempo o errori che possono compromettere la trattativa.

    Un immobile senza accatastamento rappresenta un ostacolo concreto alla vendita o all’acquisto. Tuttavia, con una corretta assistenza tecnica e immobiliare, è possibile regolarizzare la situazione e rimettere l’immobile sul mercato. Se hai dubbi sulla conformità catastale di un immobile, contatta Immobiliare BRAVA: siamo pronti ad affiancarti con competenza e trasparenza in ogni fase del processo.

  • Affittare casa con residenza del proprietario: cosa dice la legge

    Affittare casa con residenza del proprietario: cosa dice la legge

    Una domanda frequente nel mercato immobiliare riguarda la possibilità per un proprietario di affittare una casa in cui mantiene la propria residenza anagrafica. Si tratta di un’ipotesi concreta, soprattutto nei casi in cui il locatore si trasferisca per un periodo di tempo, oppure quando intenda affittare solo una porzione dell’abitazione. Ma è davvero possibile farlo? Quali sono i limiti legali e le implicazioni fiscali? In questo articolo approfondiamo tutto ciò che c’è da sapere per non incorrere in errori o sanzioni.

    Residenza anagrafica e diritto di locazione

    Dal punto di vista normativo, non esiste un divieto assoluto che impedisca a un proprietario di affittare una casa nella quale mantiene la residenza. La residenza anagrafica è un dato amministrativo che certifica il luogo in cui una persona ha la propria dimora abituale. Tuttavia, la presenza della residenza del locatore non compromette la validità del contratto d’affitto, purché l’immobile venga effettivamente lasciato a disposizione dell’inquilino.

    Contratti parziali e affitto di singole stanze

    Un’altra situazione frequente è quella in cui il proprietario mantiene la residenza nell’immobile e affitta solo una o più stanze. In questo caso, il contratto dovrà essere specifico per la locazione parziale e andrà indicato chiaramente l’uso condiviso degli spazi comuni. Questa soluzione è particolarmente comune nelle città universitarie o in presenza di seconde entrate del proprietario.

    Attenzione all’uso esclusivo dell’immobile

    Nel caso in cui l’intero immobile venga affittato, è importante che l’inquilino possa godere del pieno e libero utilizzo della casa. Se il locatore mantiene la residenza, ma continua anche a soggiornare nell’immobile senza specificarlo nel contratto, si rischiano contestazioni legali e fiscali. Per evitare problemi, è consigliabile spostare la residenza nel caso in cui l’immobile venga concesso in locazione esclusiva.

    Aspetti fiscali e agevolazioni

    Mantenere la residenza in un immobile dato in locazione può incidere su alcune agevolazioni fiscali, come l’IMU o le detrazioni prima casa. Ad esempio, se si mantiene la residenza, ma di fatto non si abita l’immobile, si potrebbe perdere il diritto a determinati benefici fiscali, soprattutto se l’immobile viene affittato a canone libero o con cedolare secca. È quindi fondamentale valutare attentamente ogni implicazione tributaria, anche con il supporto di un professionista.

    In sintesi, sì: un proprietario può affittare una casa in cui mantiene la residenza, ma solo rispettando alcune condizioni fondamentali. La chiave è garantire all’inquilino il pieno godimento dell’immobile, chiarendo nel contratto le modalità d’uso e i diritti di ciascuna parte. Per evitare errori e rischi fiscali, è sempre consigliabile affidarsi a un’agenzia immobiliare esperta, come Immobiliare BRAVA, che possa offrire assistenza completa e personalizzata in ogni fase della locazione.

  • Come valutare la cantina di un immobile

    Come valutare la cantina di un immobile

    Quando si acquista o si vende un immobile, la cantina è spesso considerata un elemento secondario. In realtà, questo spazio accessorio può incidere in modo significativo sul valore complessivo della proprietà. Che si tratti di una compravendita o di una valutazione patrimoniale, sapere come valutare correttamente una cantina è essenziale per fare scelte consapevoli e vantaggiose. In questo articolo vedremo quali aspetti considerare per attribuire il giusto valore a una cantina, sia dal punto di vista funzionale che commerciale.

    Dimensioni e metratura

    Uno dei primi elementi da prendere in considerazione è la superficie. La metratura incide direttamente sulla possibilità di utilizzo dello spazio: una cantina di 3 mq è diversa, in termini di funzionalità e valore, da una di 15 mq. È importante anche distinguere se lo spazio è regolarmente accatastato come pertinenza dell’immobile principale, poiché questo influisce sulla rendita catastale e sulla tassazione.

    Accessibilità e posizione

    Una cantina facilmente accessibile, magari al piano terra o servita da ascensore, avrà sicuramente un valore maggiore rispetto a una situata in piani interrati profondi e difficili da raggiungere. Anche la vicinanza all’appartamento è un fattore rilevante: più la cantina è comoda da raggiungere, più ne aumenta la fruibilità.

    Stato di conservazione e umidità

    Un altro aspetto fondamentale è lo stato generale della cantina. La presenza di muffa, infiltrazioni o umidità può compromettere il valore dell’ambiente e limitarne l’utilizzo. Al contrario, una cantina asciutta, ben ventilata e mantenuta in buone condizioni sarà più appetibile sia in fase di vendita che di affitto.

    Sicurezza e impianti

    Alcune cantine sono dotate di impianti elettrici, illuminazione e sistemi di sicurezza come serrature rinforzate o videosorveglianza. Questi elementi, se presenti e certificati, rappresentano un valore aggiunto. Una cantina sicura e ben illuminata può essere utilizzata anche per conservare oggetti di valore o come spazio hobby.

    Utilizzo consentito e valore commerciale

    Non tutte le cantine possono essere utilizzate nello stesso modo. È bene verificare la destinazione d’uso nel regolamento condominiale e nel certificato catastale. Inoltre, in alcune città le cantine sono molto richieste e possono essere cedute o affittate separatamente: questo ne accresce il valore economico. In contesti urbani con poco spazio, una cantina può diventare un vero e proprio bene strategico.

    Valutare correttamente una cantina significa tenere conto di molteplici fattori: metratura, condizioni, posizione, sicurezza e possibilità di utilizzo. Sia per chi acquista sia per chi vende, una corretta valutazione può fare la differenza nella riuscita di una trattativa immobiliare. Affidarsi a un’agenzia esperta come Immobiliare BRAVA consente di ottenere una stima realistica e completa, valorizzando ogni spazio, anche quelli che sembrano secondari.

  • Cancellazione ipoteca: quando è automatica e quando serve farla

    Cancellazione ipoteca: quando è automatica e quando serve farla

    L’ipoteca è una garanzia reale che le banche o altri creditori possono iscrivere su un immobile per tutelarsi in caso di mancato pagamento di un debito, come ad esempio un mutuo. Una volta estinto il debito, tuttavia, l’ipoteca non si cancella sempre da sola: in alcuni casi serve una specifica richiesta, in altri invece la cancellazione avviene automaticamente. Ma quali sono le regole? In questo articolo vedremo nel dettaglio quando la cancellazione è automatica e quando deve essere espressamente richiesta, per evitare problemi in fase di vendita o nuova richiesta di finanziamento.

    Cos’è l’ipoteca e quando viene iscritta

    L’ipoteca viene solitamente iscritta su un immobile a favore della banca che eroga un mutuo. Questo le consente, in caso di inadempimento, di agire sull’immobile tramite pignoramento e vendita forzata, per recuperare le somme dovute.

    L’iscrizione è formale e pubblica, avviene nei registri immobiliari e resta valida fino a:

    • l’estinzione del debito
    • o, in ogni caso, venti anni dalla data dell’iscrizione (salvo rinnovazione).

    Cancellazione automatica

    La cancellazione automatica dell’ipoteca è prevista in caso di:

    • Mutuo fondiario regolarmente estinto
    • Estinzione dopo il 2 luglio 2007 (data di entrata in vigore della Legge Bersani, n. 40/2007)

    In questi casi, la banca è tenuta per legge a comunicare d’ufficio l’avvenuta estinzione del mutuo all’Agenzia delle Entrate – Conservatoria dei Registri Immobiliari, che provvede alla cancellazione senza costi per il cittadino e senza necessità di notaio.

    La cancellazione automatica avviene entro 30 giorni dalla comunicazione della banca, che ha tempo 30 giorni dall’estinzione del mutuo per trasmettere la richiesta.

    Quando la cancellazione va richiesta

    La cancellazione non è automatica nei seguenti casi:

    • Mutuo non fondiario
    • Ipoteca giudiziale (ad esempio per decreto ingiuntivo)
    • Ipoteca volontaria non connessa a un mutuo (ad esempio per prestiti garantiti da immobili)
    • Debiti estinti prima del 2007, in assenza di cancellazione

    In questi casi, è necessario:

    1. Richiedere l’assenso del creditore alla cancellazione
    2. Redigere un atto notarile o una dichiarazione autenticata
    3. Presentare il tutto in Conservatoria per ottenere la cancellazione

    Si tratta di una procedura a carico del proprietario, con tempi e costi variabili, spesso legati all’onorario notarile.

    Perché è importante cancellare l’ipoteca

    Un’ipoteca non cancellata, anche se il debito è stato estinto, rimane visibile nei registri immobiliari e può rappresentare un ostacolo:

    • Alla vendita dell’immobile
    • Alla richiesta di nuovi mutui o finanziamenti
    • Alla corretta valorizzazione del bene

    È dunque fondamentale verificare la situazione ipotecaria dell’immobile e, se necessario, intervenire per sanare o aggiornare la documentazione.

     

    Conoscere le differenze tra cancellazione automatica e cancellazione su richiesta dell’ipoteca è essenziale per chi possiede un immobile o sta valutando di venderlo. Una verifica tempestiva può evitare ritardi, spese aggiuntive e complicazioni in fase di compravendita.

    Immobiliare BRAVA offre assistenza completa anche su questi aspetti, con un team di consulenti preparati per guidarti nella gestione della documentazione e nella verifica ipotecaria dell’immobile.

     

  • Immobile in comproprietà: diritti e limiti da conoscere

    Immobile in comproprietà: diritti e limiti da conoscere

    L’immobile in comproprietà è una situazione frequente nel mercato immobiliare italiano, soprattutto in seguito a successioni ereditarie, acquisti congiunti tra familiari o coniugi, o donazioni. Quando un bene immobile è intestato a più persone, ciascun comproprietario detiene una quota ideale dell’intero, senza un’esatta divisione fisica della parte di sua spettanza. Ma quali sono i diritti e i limiti di chi si trova in questa condizione? In questo articolo analizziamo tutti gli aspetti fondamentali per gestire correttamente un bene in comunione.

    Cosa significa comproprietà

    La comproprietà è regolata dagli articoli 1100 e seguenti del Codice Civile. Ogni comproprietario è titolare di una quota ideale (espressa in frazioni: 1/2, 1/3, 1/4, ecc.), che gli conferisce diritti e doveri sull’intero immobile, non su una porzione specifica. Ad esempio, se due fratelli ereditano una casa al 50%, ciascuno ha diritto sull’intera abitazione in pari misura, non su stanze separate.

    I diritti del comproprietario

    Chi detiene una quota di un immobile in comproprietà ha diritto a:

    • Utilizzare l’immobile in modo conforme alla sua destinazione e senza impedire l’uso agli altri comproprietari.
    • Percepire eventuali frutti (affitti, canoni) in proporzione alla quota.
    • Partecipare alle decisioni relative alla gestione ordinaria o straordinaria dell’immobile.
    • Vendere la propria quota, anche senza l’accordo degli altri (con alcune limitazioni che vedremo).

    In caso di uso esclusivo dell’immobile, è necessario l’accordo tra tutti i comproprietari. In mancanza, chi utilizza il bene in modo esclusivo può essere obbligato a pagare un’indennità agli altri.

    I limiti della comproprietà

    Essere comproprietari comporta anche una serie di limitazioni:

    • Non è possibile disporre autonomamente dell’intero immobile, ma solo della propria quota.
    • Le decisioni di ordinaria amministrazione (come manutenzione, gestione spese, affitto) devono essere prese a maggioranza in base alle quote.
    • Le decisioni straordinarie, come la vendita dell’intero immobile o modifiche sostanziali, richiedono l’unanimità.
    • Un singolo comproprietario non può obbligare gli altri alla vendita, ma può agire per ottenere la divisione del bene.
    Divisione e uscita dalla comunione

    Se uno o più comproprietari desiderano sciogliere la comunione, possono richiedere:

    • La divisione consensuale, se c’è accordo tra le parti (con eventuale assegnazione delle porzioni).
    • La divisione giudiziale, che può portare alla vendita forzata del bene con ripartizione del ricavato.

    Un comproprietario può anche proporre agli altri l’acquisto delle sue quote, oppure acquistare quelle altrui e diventare unico intestatario dell’immobile.

    Vendita della propria quota

    Il singolo comproprietario ha diritto di cedere la propria quota, ma gli altri detentori godono del diritto di prelazione (acquisto preferenziale alle stesse condizioni offerte da terzi). Questo diritto tutela gli altri da ingressi indesiderati nella comunione.

    Gestire un immobile in comproprietà richiede equilibrio, consapevolezza giuridica e spesso anche una buona dose di mediazione tra interessi diversi. Conoscere i diritti e i limiti previsti dalla legge è fondamentale per evitare conflitti, tutelare il proprio patrimonio e prendere decisioni strategiche.

    Se hai dubbi o stai valutando la vendita o l’acquisto di una quota, Immobiliare BRAVA può affiancarti con consulenza personalizzata e supporto operativo in ogni fase della gestione.

  • Proprietà indivisa: come vendere o acquistare una quota

    Proprietà indivisa: come vendere o acquistare una quota

    La proprietà indivisa è una forma di comproprietà in cui due o più soggetti detengono congiuntamente i diritti su un bene, senza che sia materialmente divisa la porzione spettante a ciascuno. Questo accade, ad esempio, quando si eredita un immobile in più persone o quando si acquista una casa in comunione. Ma cosa accade se uno dei comproprietari vuole vendere o acquistare una quota dell’immobile? Quali sono i diritti, le tutele e le procedure previste dalla legge? In questo articolo facciamo chiarezza su come gestire correttamente queste situazioni.

    Cos’è una proprietà indivisa

    La proprietà indivisa si verifica quando un immobile è intestato a più persone contemporaneamente, che ne detengono una quota ideale, ma non fisicamente separata. Nessun comproprietario può vantare diritti esclusivi su una parte specifica della casa, salvo diversa indicazione contrattuale o successiva divisione.

    Situazioni di proprietà indivisa sono comuni in caso di successioni ereditarie, acquisti in comunione legale tra coniugi, o investimenti immobiliari con altri soggetti.

    Vendita di una quota: è possibile?

    Sì, ogni comproprietario ha il diritto di vendere la propria quota dell’immobile, anche senza il consenso degli altri. Tuttavia, la legge riconosce agli altri comproprietari il diritto di prelazione: in caso di vendita a un terzo estraneo, devono essere informati della proposta d’acquisto e possono esercitare la prelazione, acquistando alle stesse condizioni entro 60 giorni.

    Attenzione: vendere una quota indivisa può risultare poco appetibile per gli acquirenti, poiché non garantisce il pieno possesso del bene, ma solo una comproprietà.

    Acquisto di una quota: cosa sapere

    Chi intende acquistare una quota indivisa deve valutare con attenzione:

    • L’utilizzabilità del bene: in molti casi non sarà possibile disporre liberamente dell’immobile senza accordo con gli altri proprietari.
    • Le spese comuni: l’acquirente subentra nei diritti ma anche nei doveri, come le spese condominiali o straordinarie.
    • Il rischio di contenziosi: se i rapporti tra i comproprietari sono tesi, possono nascere conflitti sulla gestione dell’immobile.
    Divisione e scioglimento della comproprietà

    Quando uno o più comproprietari desiderano sciogliere la comunione, possono:

    • Chiedere una divisione consensuale, se c’è accordo tra le parti.
    • Richiedere la divisione giudiziale, che può portare alla vendita all’asta del bene e alla ripartizione del ricavato.

    In alternativa, un comproprietario può acquistare le quote degli altri, diventando proprietario esclusivo dell’immobile.

    Gestire l’acquisto o la vendita di una quota in proprietà indivisa richiede attenzione e consapevolezza degli aspetti legali, fiscali e relazionali. Affidarsi a professionisti del settore immobiliare, come Immobiliare BRAVA, significa poter contare su consulenze qualificate per valutare ogni passaggio e prendere decisioni strategiche.

  • Donazione di immobili ai figli: vantaggi, rischi e costi

    Donazione di immobili ai figli: vantaggi, rischi e costi

    La donazione di immobili ai figli è una scelta sempre più frequente tra i genitori che vogliono anticipare il passaggio generazionale della proprietà. Ma prima di procedere, è importante valutare con attenzione vantaggi, costi e potenziali rischi legati a questo tipo di operazione.

    Che cos’è la donazione di un immobile?

    La donazione è un atto con cui una persona trasferisce gratuitamente un bene (in questo caso un immobile) a un’altra, con effetto immediato. Per essere valida, deve essere redatta da un notaio, alla presenza di due testimoni.

    Vantaggi della donazione ai figli

    Donare un immobile ai figli può portare diversi benefici:

    • Anticipazione della successione: evita eventuali conflitti futuri tra eredi

    • Ottimizzazione fiscale: se si dona ai figli, non si pagano imposte di successione fino a 1 milione di euro di valore per beneficiario

    • Gestione del patrimonio: permette ai genitori di scegliere in vita come distribuire i beni

    I costi della donazione

    La donazione comporta comunque alcuni costi notarili e fiscali, che dipendono dal valore dell’immobile e dalla relazione tra donante e beneficiario:

    • Imposta di registro: 200 euro

    • Imposta ipotecaria: 200 euro

    • Imposta catastale: 200 euro

    • Parcella notarile: variabile, in base al valore del bene

    • Eventuali spese per la trascrizione e voltura catastale

    Nel caso in cui l’immobile non sia “prima casa” per il donatario, si applicano imposte proporzionali.

    Rischi da considerare

    La donazione non è sempre la soluzione ideale. Tra i rischi più comuni:

    • Impugnabilità da parte di altri eredi entro 10 anni dalla morte del donante

    • Difficoltà nella rivendita dell’immobile: molti acquirenti e banche evitano di acquistare case donate, proprio per timore di future contestazioni

    • Revocabilità in alcuni casi, ad esempio per ingratitudine o sopravvenienza di figli

    Per questo è consigliabile valutare soluzioni come il trust, il patto di famiglia o la nuda proprietà in alternativa alla donazione tradizionale.

    La donazione di un immobile ai figli può essere uno strumento utile per la pianificazione patrimoniale, ma richiede una valutazione attenta dei costi, dei vincoli e delle conseguenze future. Prima di procedere, è sempre opportuno affidarsi a un notaio o a un consulente legale e fiscale per scegliere la formula più adatta al proprio caso.

  • Certificazione energetica edifici: cosa sapere

    Certificazione energetica edifici: cosa sapere

    La certificazione energetica degli edifici, nota anche come APE (Attestato di Prestazione Energetica), è un documento obbligatorio in molte situazioni che riguardano la compravendita, la locazione o la ristrutturazione di immobili. Fornisce informazioni fondamentali sulla classe energetica dell’edificio e sull’efficienza dei consumi.

    Che cos’è l’APE e quando è obbligatorio?

    L’APE indica quanta energia consuma un edificio per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria e l’illuminazione. La classe energetica, espressa in una scala che va da A4 (la più efficiente) a G (la meno efficiente), aiuta acquirenti e affittuari a valutare i costi energetici dell’immobile.

    L’APE è obbligatorio nei seguenti casi:

    • Vendita o locazione di un immobile

    • Ristrutturazioni importanti che coinvolgono oltre il 25% della superficie dell’involucro

    • Nuove costruzioni

    • Annunci immobiliari: la classe energetica deve essere indicata chiaramente

    Vantaggi per i proprietari

    Oltre a rappresentare un obbligo di legge, ottenere una buona certificazione energetica può rivelarsi vantaggioso:

    • Maggiore valore dell’immobile: una classe energetica alta può aumentare il prezzo di vendita o il canone di affitto

    • Risparmio energetico: migliorie suggerite dall’APE possono ridurre notevolmente i costi delle bollette

    • Accesso a incentivi: per gli edifici che migliorano la propria efficienza energetica, sono disponibili detrazioni fiscali e bonus (come il Superbonus o l’Ecobonus)

    • Migliore comfort abitativo: un edificio efficiente mantiene temperature più costanti e migliora la qualità della vita

    Sanzioni in caso di mancata certificazione

    In caso di omissione dell’APE, si rischiano sanzioni amministrative che possono arrivare fino a 18.000 euro nei casi più gravi. Inoltre, in caso di compravendita o locazione senza APE, il contratto resta valido ma si incorre in multe per entrambe le parti.

    La certificazione energetica degli edifici non è solo un adempimento normativo, ma anche uno strumento prezioso per valorizzare il proprio immobile, risparmiare e contribuire alla sostenibilità ambientale. Affidarsi a un tecnico abilitato per redigere l’APE è il primo passo per fare scelte consapevoli, sia in fase di vendita che di ristrutturazione.

  • Rogito notarile: quali documenti servono

    Rogito notarile: quali documenti servono

    Il rogito notarile è l’atto pubblico con cui si perfeziona la compravendita di un immobile. È un momento cruciale che sancisce il trasferimento ufficiale della proprietà e viene redatto da un notaio. Ma quali documenti servono per il rogito? Conoscere l’elenco completo aiuta a evitare ritardi o problemi nel giorno della firma.

    Chi deve fornire i documenti?

    Sia il venditore che l’acquirente devono presentare una serie di documenti personali e relativi all’immobile. Il notaio verifica la conformità di tutti gli atti per garantire la sicurezza giuridica dell’operazione.

    Documenti necessari per il rogito: acquirente

    1. Documento d’identità e codice fiscale (in corso di validità).

    2. Certificato di residenza e stato civile (spesso autocertificabili).

    3. Dati del conto bancario per il versamento del prezzo (se richiesto).

    4. Copia del preliminare di compravendita (se è stato firmato).

    5. Mutuo: in caso di acquisto con finanziamento, è necessario presentare:

      • Copia del contratto di mutuo;

      • Eventuale atto di surroga.

    Documenti necessari per il rogito: venditore

    1. Documento d’identità e codice fiscale.

    2. Titolo di proprietà dell’immobile (es. precedente rogito, donazione, successione).

    3. Visura catastale e planimetria catastale aggiornata.

    4. Certificato di agibilità dell’immobile.

    5. Attestato di Prestazione Energetica (APE) obbligatorio per legge.

    6. Documentazione su eventuali lavori edilizi, con permessi e concessioni.

    7. Certificazione degli impianti (elettrico, idraulico, ecc.), se disponibile.

    8. Condominio: dichiarazione su regolarità dei pagamenti e verbali delle ultime assemblee.

    9. Conformità catastale e urbanistica.

    Altri documenti utili

    • Eventuali deleghe, se una parte è rappresentata da un procuratore.

    • Eventuali accordi separati (es. mobili inclusi, caparra, condizioni particolari).

    • Certificato di destinazione urbanistica, se l’immobile ha terreni annessi.

    Arrivare preparati al rogito notarile significa risparmiare tempo e problemi. Il notaio ha il compito di verificare ogni documento, ma è responsabilità delle parti fornire tutto il necessario con anticipo. In caso di dubbi, è sempre consigliabile chiedere un elenco personalizzato al proprio notaio.

  • Tasse sulla vendita di un immobile: quali sono e quando si pagano

    Tasse sulla vendita di un immobile: quali sono e quando si pagano

    Vendere una casa in Italia comporta, oltre agli aspetti burocratici e legali, anche delle implicazioni fiscali. Capire quali tasse si pagano sulla vendita di un immobile e quando scattano è fondamentale per evitare sorprese e pianificare al meglio l’operazione. Vediamolo nel dettaglio.

    Tasse: Plusvalenza immobiliare

    La tassa più importante legata alla vendita di un immobile è quella sulla plusvalenza. Si tratta del guadagno realizzato se vendi l’immobile a un prezzo superiore rispetto a quello d’acquisto. La plusvalenza è tassabile solo in determinati casi:

    • Se l’immobile è stato rivenduto entro 5 anni dall’acquisto (esclusi casi di prima casa abitata).

    • Se non è stato adibito ad abitazione principale per la maggior parte del tempo tra acquisto e vendita.

    L’imposta può essere:

    • Sostitutiva del 26%, da versare al momento del rogito se dichiarata dal notaio.

    • Oppure da dichiarare in sede di dichiarazione dei redditi, con tassazione IRPEF ordinaria.

    Imposte ipocatastali e altre spese

    Se vendi un immobile, non sei tenuto a pagare le imposte ipotecarie e catastali, che sono invece a carico dell’acquirente. Tuttavia, potrebbero esserci costi indiretti, come:

    • Spese notarili (se la vendita avviene tramite notaio scelto dal venditore).

    • Certificazioni obbligatorie (come l’APE – Attestato di Prestazione Energetica).

    • Eventuali imposte arretrate, se presenti.

    Esenzioni e casi particolari

    In alcuni casi, non si paga alcuna tassa sulla plusvalenza, ad esempio:

    • Se si vende dopo 5 anni dall’acquisto.

    • Se si vende un immobile ereditato (in genere esente, salvo casi di cessione speculativa).

    • Se l’immobile è stato adibito a prima casa per la maggior parte del tempo.

    Vendere casa può comportare obblighi fiscali non sempre immediati da capire. Sapere quali tasse si pagano e quando scattano aiuta a pianificare meglio la vendita e ad evitare errori. In caso di dubbi, è sempre consigliabile consultare un esperto.