Una domanda frequente nel mercato immobiliare riguarda la possibilità per un proprietario di affittare una casa in cui mantiene la propria residenza anagrafica. Si tratta di un’ipotesi concreta, soprattutto nei casi in cui il locatore si trasferisca per un periodo di tempo, oppure quando intenda affittare solo una porzione dell’abitazione. Ma è davvero possibile farlo? Quali sono i limiti legali e le implicazioni fiscali? In questo articolo approfondiamo tutto ciò che c’è da sapere per non incorrere in errori o sanzioni.
Residenza anagrafica e diritto di locazione
Dal punto di vista normativo, non esiste un divieto assoluto che impedisca a un proprietario di affittare una casa nella quale mantiene la residenza. La residenza anagrafica è un dato amministrativo che certifica il luogo in cui una persona ha la propria dimora abituale. Tuttavia, la presenza della residenza del locatore non compromette la validità del contratto d’affitto, purché l’immobile venga effettivamente lasciato a disposizione dell’inquilino.
Contratti parziali e affitto di singole stanze
Un’altra situazione frequente è quella in cui il proprietario mantiene la residenza nell’immobile e affitta solo una o più stanze. In questo caso, il contratto dovrà essere specifico per la locazione parziale e andrà indicato chiaramente l’uso condiviso degli spazi comuni. Questa soluzione è particolarmente comune nelle città universitarie o in presenza di seconde entrate del proprietario.
Attenzione all’uso esclusivo dell’immobile
Nel caso in cui l’intero immobile venga affittato, è importante che l’inquilino possa godere del pieno e libero utilizzo della casa. Se il locatore mantiene la residenza, ma continua anche a soggiornare nell’immobile senza specificarlo nel contratto, si rischiano contestazioni legali e fiscali. Per evitare problemi, è consigliabile spostare la residenza nel caso in cui l’immobile venga concesso in locazione esclusiva.
Aspetti fiscali e agevolazioni
Mantenere la residenza in un immobile dato in locazione può incidere su alcune agevolazioni fiscali, come l’IMU o le detrazioni prima casa. Ad esempio, se si mantiene la residenza, ma di fatto non si abita l’immobile, si potrebbe perdere il diritto a determinati benefici fiscali, soprattutto se l’immobile viene affittato a canone libero o con cedolare secca. È quindi fondamentale valutare attentamente ogni implicazione tributaria, anche con il supporto di un professionista.
In sintesi, sì: un proprietario può affittare una casa in cui mantiene la residenza, ma solo rispettando alcune condizioni fondamentali. La chiave è garantire all’inquilino il pieno godimento dell’immobile, chiarendo nel contratto le modalità d’uso e i diritti di ciascuna parte. Per evitare errori e rischi fiscali, è sempre consigliabile affidarsi a un’agenzia immobiliare esperta, come Immobiliare BRAVA, che possa offrire assistenza completa e personalizzata in ogni fase della locazione.