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  • Immobile in comproprietà: diritti e limiti da conoscere

    Immobile in comproprietà: diritti e limiti da conoscere

    L’immobile in comproprietà è una situazione frequente nel mercato immobiliare italiano, soprattutto in seguito a successioni ereditarie, acquisti congiunti tra familiari o coniugi, o donazioni. Quando un bene immobile è intestato a più persone, ciascun comproprietario detiene una quota ideale dell’intero, senza un’esatta divisione fisica della parte di sua spettanza. Ma quali sono i diritti e i limiti di chi si trova in questa condizione? In questo articolo analizziamo tutti gli aspetti fondamentali per gestire correttamente un bene in comunione.

    Cosa significa comproprietà

    La comproprietà è regolata dagli articoli 1100 e seguenti del Codice Civile. Ogni comproprietario è titolare di una quota ideale (espressa in frazioni: 1/2, 1/3, 1/4, ecc.), che gli conferisce diritti e doveri sull’intero immobile, non su una porzione specifica. Ad esempio, se due fratelli ereditano una casa al 50%, ciascuno ha diritto sull’intera abitazione in pari misura, non su stanze separate.

    I diritti del comproprietario

    Chi detiene una quota di un immobile in comproprietà ha diritto a:

    • Utilizzare l’immobile in modo conforme alla sua destinazione e senza impedire l’uso agli altri comproprietari.
    • Percepire eventuali frutti (affitti, canoni) in proporzione alla quota.
    • Partecipare alle decisioni relative alla gestione ordinaria o straordinaria dell’immobile.
    • Vendere la propria quota, anche senza l’accordo degli altri (con alcune limitazioni che vedremo).

    In caso di uso esclusivo dell’immobile, è necessario l’accordo tra tutti i comproprietari. In mancanza, chi utilizza il bene in modo esclusivo può essere obbligato a pagare un’indennità agli altri.

    I limiti della comproprietà

    Essere comproprietari comporta anche una serie di limitazioni:

    • Non è possibile disporre autonomamente dell’intero immobile, ma solo della propria quota.
    • Le decisioni di ordinaria amministrazione (come manutenzione, gestione spese, affitto) devono essere prese a maggioranza in base alle quote.
    • Le decisioni straordinarie, come la vendita dell’intero immobile o modifiche sostanziali, richiedono l’unanimità.
    • Un singolo comproprietario non può obbligare gli altri alla vendita, ma può agire per ottenere la divisione del bene.
    Divisione e uscita dalla comunione

    Se uno o più comproprietari desiderano sciogliere la comunione, possono richiedere:

    • La divisione consensuale, se c’è accordo tra le parti (con eventuale assegnazione delle porzioni).
    • La divisione giudiziale, che può portare alla vendita forzata del bene con ripartizione del ricavato.

    Un comproprietario può anche proporre agli altri l’acquisto delle sue quote, oppure acquistare quelle altrui e diventare unico intestatario dell’immobile.

    Vendita della propria quota

    Il singolo comproprietario ha diritto di cedere la propria quota, ma gli altri detentori godono del diritto di prelazione (acquisto preferenziale alle stesse condizioni offerte da terzi). Questo diritto tutela gli altri da ingressi indesiderati nella comunione.

    Gestire un immobile in comproprietà richiede equilibrio, consapevolezza giuridica e spesso anche una buona dose di mediazione tra interessi diversi. Conoscere i diritti e i limiti previsti dalla legge è fondamentale per evitare conflitti, tutelare il proprio patrimonio e prendere decisioni strategiche.

    Se hai dubbi o stai valutando la vendita o l’acquisto di una quota, Immobiliare BRAVA può affiancarti con consulenza personalizzata e supporto operativo in ogni fase della gestione.

  • Proprietà indivisa: come vendere o acquistare una quota

    Proprietà indivisa: come vendere o acquistare una quota

    La proprietà indivisa è una forma di comproprietà in cui due o più soggetti detengono congiuntamente i diritti su un bene, senza che sia materialmente divisa la porzione spettante a ciascuno. Questo accade, ad esempio, quando si eredita un immobile in più persone o quando si acquista una casa in comunione. Ma cosa accade se uno dei comproprietari vuole vendere o acquistare una quota dell’immobile? Quali sono i diritti, le tutele e le procedure previste dalla legge? In questo articolo facciamo chiarezza su come gestire correttamente queste situazioni.

    Cos’è una proprietà indivisa

    La proprietà indivisa si verifica quando un immobile è intestato a più persone contemporaneamente, che ne detengono una quota ideale, ma non fisicamente separata. Nessun comproprietario può vantare diritti esclusivi su una parte specifica della casa, salvo diversa indicazione contrattuale o successiva divisione.

    Situazioni di proprietà indivisa sono comuni in caso di successioni ereditarie, acquisti in comunione legale tra coniugi, o investimenti immobiliari con altri soggetti.

    Vendita di una quota: è possibile?

    Sì, ogni comproprietario ha il diritto di vendere la propria quota dell’immobile, anche senza il consenso degli altri. Tuttavia, la legge riconosce agli altri comproprietari il diritto di prelazione: in caso di vendita a un terzo estraneo, devono essere informati della proposta d’acquisto e possono esercitare la prelazione, acquistando alle stesse condizioni entro 60 giorni.

    Attenzione: vendere una quota indivisa può risultare poco appetibile per gli acquirenti, poiché non garantisce il pieno possesso del bene, ma solo una comproprietà.

    Acquisto di una quota: cosa sapere

    Chi intende acquistare una quota indivisa deve valutare con attenzione:

    • L’utilizzabilità del bene: in molti casi non sarà possibile disporre liberamente dell’immobile senza accordo con gli altri proprietari.
    • Le spese comuni: l’acquirente subentra nei diritti ma anche nei doveri, come le spese condominiali o straordinarie.
    • Il rischio di contenziosi: se i rapporti tra i comproprietari sono tesi, possono nascere conflitti sulla gestione dell’immobile.
    Divisione e scioglimento della comproprietà

    Quando uno o più comproprietari desiderano sciogliere la comunione, possono:

    • Chiedere una divisione consensuale, se c’è accordo tra le parti.
    • Richiedere la divisione giudiziale, che può portare alla vendita all’asta del bene e alla ripartizione del ricavato.

    In alternativa, un comproprietario può acquistare le quote degli altri, diventando proprietario esclusivo dell’immobile.

    Gestire l’acquisto o la vendita di una quota in proprietà indivisa richiede attenzione e consapevolezza degli aspetti legali, fiscali e relazionali. Affidarsi a professionisti del settore immobiliare, come Immobiliare BRAVA, significa poter contare su consulenze qualificate per valutare ogni passaggio e prendere decisioni strategiche.

  • Acquisto seconda casa: cosa cambia a livello fiscale

    Acquisto seconda casa: cosa cambia a livello fiscale

    L’acquisto di una seconda casa è una scelta importante che comporta non solo valutazioni personali e patrimoniali, ma anche una serie di implicazioni fiscali da conoscere attentamente. Rispetto alla prima casa, infatti, il trattamento fiscale per una seconda abitazione è decisamente meno vantaggioso. In questo articolo analizziamo cosa cambia, quali sono le tasse da sostenere e come orientarsi per evitare sorprese.

    Differenze fiscali tra prima e seconda casa

    Quando si acquista una prima casa, si può accedere a una serie di agevolazioni fiscali: imposte ridotte, IVA agevolata (se si compra da un’impresa costruttrice), agevolazioni sull’IMU e l’esenzione della tassa di registro più bassa. Tutto cambia nel caso della seconda casa, ovvero un immobile che non risulta come residenza principale.

    Nel caso di acquisto di seconda casa da privato, l’acquirente dovrà versare:

    • Imposta di registro al 9% del valore catastale (contro il 2% della prima casa)
    • Imposta ipotecaria fissa: 50 €
    • Imposta catastale fissa: 50 €

    Se invece l’acquisto avviene da impresa, si applicano:

    • IVA al 10% (22% se si tratta di immobile di lusso)
    • Imposta di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa: 200 € ciascuna

    IMU e TASI: imposte ricorrenti sulla seconda casa

    Una delle differenze più impattanti riguarda l’IMU (Imposta Municipale Unica). A differenza della prima casa – esente per abitazione principale non di lusso – la seconda casa è sempre soggetta al pagamento dell’IMU. L’importo varia in base al Comune, che può stabilire aliquote diverse (generalmente tra lo 0,86% e l’1,06%) e in base alla rendita catastale rivalutata dell’immobile.

    Anche la TASI, oggi accorpata all’IMU, può influire sui costi, specie per chi dà in affitto l’immobile.

    Altre tasse da considerare

    Chi acquista una seconda casa deve tenere conto anche della tassa sui rifiuti (TARI), da pagare in base alla metratura e alla composizione del nucleo familiare, e di eventuali plusvalenze in caso di vendita entro 5 anni dall’acquisto: in questi casi la plusvalenza potrebbe essere tassata al 26%.

    Quando conviene acquistare una seconda casa?

    Acquistare una seconda casa può essere un investimento redditizio, specialmente se si prevede di affittarla o di utilizzarla come casa vacanze. Tuttavia, è fondamentale fare una stima precisa dei costi fiscali annuali, oltre a quelli di manutenzione, gestione e tasse sulla proprietà.

    Conoscere nel dettaglio cosa cambia a livello fiscale nell’acquisto di una seconda casa è fondamentale per prendere decisioni consapevoli. Rivolgersi a un consulente esperto o a un’agenzia immobiliare con competenze approfondite – come Immobiliare BRAVA – può aiutarti a valutare vantaggi e costi reali, evitando errori e ottimizzando l’investimento.

  • Donazione di immobili ai figli: vantaggi, rischi e costi

    Donazione di immobili ai figli: vantaggi, rischi e costi

    La donazione di immobili ai figli è una scelta sempre più frequente tra i genitori che vogliono anticipare il passaggio generazionale della proprietà. Ma prima di procedere, è importante valutare con attenzione vantaggi, costi e potenziali rischi legati a questo tipo di operazione.

    Che cos’è la donazione di un immobile?

    La donazione è un atto con cui una persona trasferisce gratuitamente un bene (in questo caso un immobile) a un’altra, con effetto immediato. Per essere valida, deve essere redatta da un notaio, alla presenza di due testimoni.

    Vantaggi della donazione ai figli

    Donare un immobile ai figli può portare diversi benefici:

    • Anticipazione della successione: evita eventuali conflitti futuri tra eredi

    • Ottimizzazione fiscale: se si dona ai figli, non si pagano imposte di successione fino a 1 milione di euro di valore per beneficiario

    • Gestione del patrimonio: permette ai genitori di scegliere in vita come distribuire i beni

    I costi della donazione

    La donazione comporta comunque alcuni costi notarili e fiscali, che dipendono dal valore dell’immobile e dalla relazione tra donante e beneficiario:

    • Imposta di registro: 200 euro

    • Imposta ipotecaria: 200 euro

    • Imposta catastale: 200 euro

    • Parcella notarile: variabile, in base al valore del bene

    • Eventuali spese per la trascrizione e voltura catastale

    Nel caso in cui l’immobile non sia “prima casa” per il donatario, si applicano imposte proporzionali.

    Rischi da considerare

    La donazione non è sempre la soluzione ideale. Tra i rischi più comuni:

    • Impugnabilità da parte di altri eredi entro 10 anni dalla morte del donante

    • Difficoltà nella rivendita dell’immobile: molti acquirenti e banche evitano di acquistare case donate, proprio per timore di future contestazioni

    • Revocabilità in alcuni casi, ad esempio per ingratitudine o sopravvenienza di figli

    Per questo è consigliabile valutare soluzioni come il trust, il patto di famiglia o la nuda proprietà in alternativa alla donazione tradizionale.

    La donazione di un immobile ai figli può essere uno strumento utile per la pianificazione patrimoniale, ma richiede una valutazione attenta dei costi, dei vincoli e delle conseguenze future. Prima di procedere, è sempre opportuno affidarsi a un notaio o a un consulente legale e fiscale per scegliere la formula più adatta al proprio caso.

  • Immobile vista mare: quanto incide la posizione sul prezzo?

    Immobile vista mare: quanto incide la posizione sul prezzo?

    Acquistare un immobile vista mare è il sogno di molti, ma anche un investimento immobiliare strategico. La posizione panoramica, infatti, incide in modo significativo sul prezzo al metro quadro, rendendo queste proprietà molto richieste e spesso fuori portata rispetto agli immobili più “interni”.

    Immobile vista mare: quanto costa?

    In media, un appartamento con vista diretta sul mare può costare dal 20% al 50% in più rispetto a un immobile simile ma privo di affaccio panoramico. La differenza varia in base a numerosi fattori:

    • Regione e località (Liguria, Sardegna, Costiera Amalfitana e Salento hanno quotazioni più alte)

    • Distanza reale dalla spiaggia

    • Tipologia della vista (fronte mare, laterale, parziale)

    • Esposizione e piano (più la vista è ampia e libera, più aumenta il valore)

    • Servizi e infrastrutture nelle vicinanze

    Secondo i dati più recenti, nelle zone costiere più esclusive i prezzi possono anche superare i 10.000 euro/mq per soluzioni con terrazze panoramiche, accesso diretto alla spiaggia e vista aperta.

    Perché gli immobili vista mare valgono di più?

    Oltre al fascino indiscusso del paesaggio, le case vista mare sono considerate beni rari e quindi ad alto valore percepito. Questo si traduce in:

    • Maggiore appetibilità sul mercato

    • Domanda costante sia per acquisto che per affitto turistico

    • Rendimento più alto in caso di locazione breve o stagionale

    Investimento o scelta di vita?

    Un immobile vista mare può rappresentare sia una scelta di qualità della vita, sia un investimento redditizio. In particolare, nelle aree a forte vocazione turistica, è possibile ottenere alti ritorni economici con affitti a breve termine, specie nei mesi estivi.

    La posizione è uno dei fattori principali che determinano il valore di un immobile. Quando si parla di case vista mare, l’incidenza sul prezzo è evidente e spesso giustificata non solo dalla bellezza paesaggistica, ma anche dalle opportunità economiche legate all’investimento. Per chi desidera comprare casa al mare, valutare attentamente l’esposizione, la distanza dalla costa e il contesto urbano è essenziale per fare un acquisto consapevole.

  • Certificazione energetica edifici: cosa sapere

    Certificazione energetica edifici: cosa sapere

    La certificazione energetica degli edifici, nota anche come APE (Attestato di Prestazione Energetica), è un documento obbligatorio in molte situazioni che riguardano la compravendita, la locazione o la ristrutturazione di immobili. Fornisce informazioni fondamentali sulla classe energetica dell’edificio e sull’efficienza dei consumi.

    Che cos’è l’APE e quando è obbligatorio?

    L’APE indica quanta energia consuma un edificio per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria e l’illuminazione. La classe energetica, espressa in una scala che va da A4 (la più efficiente) a G (la meno efficiente), aiuta acquirenti e affittuari a valutare i costi energetici dell’immobile.

    L’APE è obbligatorio nei seguenti casi:

    • Vendita o locazione di un immobile

    • Ristrutturazioni importanti che coinvolgono oltre il 25% della superficie dell’involucro

    • Nuove costruzioni

    • Annunci immobiliari: la classe energetica deve essere indicata chiaramente

    Vantaggi per i proprietari

    Oltre a rappresentare un obbligo di legge, ottenere una buona certificazione energetica può rivelarsi vantaggioso:

    • Maggiore valore dell’immobile: una classe energetica alta può aumentare il prezzo di vendita o il canone di affitto

    • Risparmio energetico: migliorie suggerite dall’APE possono ridurre notevolmente i costi delle bollette

    • Accesso a incentivi: per gli edifici che migliorano la propria efficienza energetica, sono disponibili detrazioni fiscali e bonus (come il Superbonus o l’Ecobonus)

    • Migliore comfort abitativo: un edificio efficiente mantiene temperature più costanti e migliora la qualità della vita

    Sanzioni in caso di mancata certificazione

    In caso di omissione dell’APE, si rischiano sanzioni amministrative che possono arrivare fino a 18.000 euro nei casi più gravi. Inoltre, in caso di compravendita o locazione senza APE, il contratto resta valido ma si incorre in multe per entrambe le parti.

    La certificazione energetica degli edifici non è solo un adempimento normativo, ma anche uno strumento prezioso per valorizzare il proprio immobile, risparmiare e contribuire alla sostenibilità ambientale. Affidarsi a un tecnico abilitato per redigere l’APE è il primo passo per fare scelte consapevoli, sia in fase di vendita che di ristrutturazione.

  • Cosa succede se il venditore si tira indietro dopo il compromesso

    Cosa succede se il venditore si tira indietro dopo il compromesso

    Il compromesso (o contratto preliminare) è un accordo vincolante in cui le parti si impegnano a concludere la compravendita di un immobile a una determinata data e condizioni. Ma cosa succede se il venditore decide di tirarsi indietro dopo aver firmato il compromesso?

    Il compromesso ha valore legale

    Molti sottovalutano il compromesso, ma si tratta di un contratto a tutti gli effetti. Quando viene firmato, le parti assumono obblighi giuridicamente vincolanti: l’acquirente si impegna a comprare, il venditore a vendere. Se una delle due parti non rispetta gli impegni presi, possono sorgere conseguenze legali importanti.

    Cosa rischia il venditore che si tira indietro

    Se il venditore non si presenta al rogito o rifiuta di vendere, l’acquirente ha diritto di:

    1. Chiedere l’esecuzione forzata del contratto, ovvero ottenere dal giudice una sentenza che tenga luogo del rogito notarile e trasferisca la proprietà.

    2. Richiedere la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno, soprattutto se nel frattempo l’acquirente ha sostenuto spese (notaio, consulenze, mutuo, ecc.).

    3. Trattenere il doppio della caparra versata al momento del compromesso (se era una caparra confirmatoria).

    Caparra confirmatoria o penitenziale?

    • Se nel compromesso è stata versata una caparra confirmatoria, il venditore dovrà restituire il doppio della somma ricevuta.

    • Se invece si tratta di caparra penitenziale, la parte che recede perde la caparra o deve restituirla, ma non può essere costretta a concludere la vendita.

    Per questo motivo è fondamentale chiarire la natura della caparra al momento della sottoscrizione del compromesso.

    Cosa può fare l’acquirente

    In caso di ripensamento del venditore, l’acquirente può:

    • Inviare una diffida formale tramite avvocato.

    • Ricorrere al tribunale per ottenere il trasferimento coattivo dell’immobile.

    • Avviare un’azione legale per danni.

    Tirarsi indietro dopo il compromesso non è una scelta priva di conseguenze. Il venditore può trovarsi di fronte a richieste economiche importanti o addirittura alla vendita forzata dell’immobile. Per evitare contenziosi, è sempre meglio valutare con attenzione ogni impegno sottoscritto e, in caso di dubbi, consultare un legale prima di firmare.

  • Rogito notarile: quali documenti servono

    Rogito notarile: quali documenti servono

    Il rogito notarile è l’atto pubblico con cui si perfeziona la compravendita di un immobile. È un momento cruciale che sancisce il trasferimento ufficiale della proprietà e viene redatto da un notaio. Ma quali documenti servono per il rogito? Conoscere l’elenco completo aiuta a evitare ritardi o problemi nel giorno della firma.

    Chi deve fornire i documenti?

    Sia il venditore che l’acquirente devono presentare una serie di documenti personali e relativi all’immobile. Il notaio verifica la conformità di tutti gli atti per garantire la sicurezza giuridica dell’operazione.

    Documenti necessari per il rogito: acquirente

    1. Documento d’identità e codice fiscale (in corso di validità).

    2. Certificato di residenza e stato civile (spesso autocertificabili).

    3. Dati del conto bancario per il versamento del prezzo (se richiesto).

    4. Copia del preliminare di compravendita (se è stato firmato).

    5. Mutuo: in caso di acquisto con finanziamento, è necessario presentare:

      • Copia del contratto di mutuo;

      • Eventuale atto di surroga.

    Documenti necessari per il rogito: venditore

    1. Documento d’identità e codice fiscale.

    2. Titolo di proprietà dell’immobile (es. precedente rogito, donazione, successione).

    3. Visura catastale e planimetria catastale aggiornata.

    4. Certificato di agibilità dell’immobile.

    5. Attestato di Prestazione Energetica (APE) obbligatorio per legge.

    6. Documentazione su eventuali lavori edilizi, con permessi e concessioni.

    7. Certificazione degli impianti (elettrico, idraulico, ecc.), se disponibile.

    8. Condominio: dichiarazione su regolarità dei pagamenti e verbali delle ultime assemblee.

    9. Conformità catastale e urbanistica.

    Altri documenti utili

    • Eventuali deleghe, se una parte è rappresentata da un procuratore.

    • Eventuali accordi separati (es. mobili inclusi, caparra, condizioni particolari).

    • Certificato di destinazione urbanistica, se l’immobile ha terreni annessi.

    Arrivare preparati al rogito notarile significa risparmiare tempo e problemi. Il notaio ha il compito di verificare ogni documento, ma è responsabilità delle parti fornire tutto il necessario con anticipo. In caso di dubbi, è sempre consigliabile chiedere un elenco personalizzato al proprio notaio.

  • Casa pignorata: cosa succede e come affrontare la situazione

    Casa pignorata: cosa succede e come affrontare la situazione

    Il pignoramento di una casa è una procedura esecutiva che può colpire chi non riesce a far fronte ai propri debiti. Sapere cosa succede quando una casa viene pignorata e come affrontare la situazione è essenziale per tutelare i propri diritti e trovare soluzioni concrete.

    Cosa significa il pignoramento di una casa?

    Il pignoramento immobiliare è l’atto con cui un creditore (di solito una banca o l’Agenzia delle Entrate) avvia un’esecuzione forzata per recuperare un credito non pagato. Questo avviene tramite l’iscrizione del pignoramento presso il Tribunale e la successiva messa all’asta dell’immobile.

    La procedura può essere avviata solo dopo:

    • Un titolo esecutivo (come un decreto ingiuntivo o una sentenza).

    • Un atto di precetto, che intima il pagamento entro 10 giorni.

    • L’atto di pignoramento, notificato al debitore e trascritto nei registri immobiliari.

    Cosa succede dopo il pignoramento?

    Dopo il pignoramento, l’immobile non è più nella piena disponibilità del proprietario. Il giudice nomina un custode giudiziario e viene avviata la vendita all’asta. Il ricavato servirà a soddisfare i creditori secondo l’ordine di priorità stabilito dalla legge.

    Nel frattempo, il debitore può:

    • Continuare ad abitare nell’immobile (salvo diversa disposizione del giudice).

    • Presentare opposizione se ritiene il pignoramento illegittimo.

    • Tentare un accordo con i creditori per evitare la vendita.

    Come affrontare il pignoramento della casa

    Affrontare un pignoramento richiede lucidità e supporto legale. Le azioni consigliate sono:

    1. Contattare un avvocato esperto in esecuzioni immobiliari.

    2. Verificare la regolarità della procedura (atti, notifiche, importo del debito).

    3. Valutare la possibilità di saldo e stralcio, ovvero un accordo per estinguere il debito a una cifra inferiore.

    4. Richiedere la conversione del pignoramento, ossia sostituire l’immobile con una somma in denaro da versare a rate.

    5. In alcuni casi, si può ricorrere alla legge sul sovraindebitamento per bloccare le azioni esecutive.

    Il pignoramento della casa è una situazione delicata, ma non priva di soluzioni. Intervenire tempestivamente, con l’assistenza di un professionista, può evitare la perdita dell’immobile o mitigare le conseguenze economiche. Non sottovalutare il problema: agire subito è la scelta più efficace.

  • Tasse sulla vendita di un immobile: quali sono e quando si pagano

    Tasse sulla vendita di un immobile: quali sono e quando si pagano

    Vendere una casa in Italia comporta, oltre agli aspetti burocratici e legali, anche delle implicazioni fiscali. Capire quali tasse si pagano sulla vendita di un immobile e quando scattano è fondamentale per evitare sorprese e pianificare al meglio l’operazione. Vediamolo nel dettaglio.

    Tasse: Plusvalenza immobiliare

    La tassa più importante legata alla vendita di un immobile è quella sulla plusvalenza. Si tratta del guadagno realizzato se vendi l’immobile a un prezzo superiore rispetto a quello d’acquisto. La plusvalenza è tassabile solo in determinati casi:

    • Se l’immobile è stato rivenduto entro 5 anni dall’acquisto (esclusi casi di prima casa abitata).

    • Se non è stato adibito ad abitazione principale per la maggior parte del tempo tra acquisto e vendita.

    L’imposta può essere:

    • Sostitutiva del 26%, da versare al momento del rogito se dichiarata dal notaio.

    • Oppure da dichiarare in sede di dichiarazione dei redditi, con tassazione IRPEF ordinaria.

    Imposte ipocatastali e altre spese

    Se vendi un immobile, non sei tenuto a pagare le imposte ipotecarie e catastali, che sono invece a carico dell’acquirente. Tuttavia, potrebbero esserci costi indiretti, come:

    • Spese notarili (se la vendita avviene tramite notaio scelto dal venditore).

    • Certificazioni obbligatorie (come l’APE – Attestato di Prestazione Energetica).

    • Eventuali imposte arretrate, se presenti.

    Esenzioni e casi particolari

    In alcuni casi, non si paga alcuna tassa sulla plusvalenza, ad esempio:

    • Se si vende dopo 5 anni dall’acquisto.

    • Se si vende un immobile ereditato (in genere esente, salvo casi di cessione speculativa).

    • Se l’immobile è stato adibito a prima casa per la maggior parte del tempo.

    Vendere casa può comportare obblighi fiscali non sempre immediati da capire. Sapere quali tasse si pagano e quando scattano aiuta a pianificare meglio la vendita e ad evitare errori. In caso di dubbi, è sempre consigliabile consultare un esperto.